I gruppi di lavoro

I gruppi di lavoro

I gruppi sono un insieme di individui che interagiscono tra loro con regolarità, condividendo un senso di appartenenza e un'identità, in vista di uno scopo comune.
I gruppi si possono formare in due modi diversi:


1. Quando un gruppo è formato per uno specifico scopo, quindi quello di completare un compito, in questo caso viene chiamato gruppo formale, per esempio un insieme di colleghi nello stesso reparto.
2.Questo modo è più spontaneo, quindi quando tra due o più persone si instaura un rapporto di amicizia.
I gruppi formali possono avere al proprio interno dei sottogruppi informali, questi due potrebbero entrare in contrasto l'uno fra l'altro.
I gruppi vengono differenziati per diverse caratteristiche, per esempio: l'omogeneità (quindi un gruppo di persone con la stessa formazione: es. architetti) o eterogeneità (gruppi di persone con diverse professione), il grado di coesione fra i membri e la struttura gerarchica. 

Ruoli, cooperazione e conflitto

All'interno del gruppo le persone ricoprono dei ruoli, che possono essere informali (amico, genitore,...) o già stabilito all'interno dell'organizzazione (direttore,...). 
Il ruolo è un insieme di comportamenti tipici prodotto da norme sociali (leader, amico,...). Il ruolo determina anche uno status che è il modo di apparire di fronte agli altri ed è strettamente collegato con i ruoli degli altri componenti del gruppo, dato che si definisce con questi.
Il gruppo lavorativo nasce per provvedere alle decisioni e alla produttività di un singolo individuo, infatti il gruppo lavorativo e l'organizzazione sono necessari per lo svolgimento di compiti che per una persona sola sarebbero troppo pesanti.

Il pensiero di gruppo

Il pensiero di gruppo è un fenomeno che è stato studiato da Irving Janis, il quale ha scoperto che è una situazione ricorrente in molti gruppi, nella quale i componenti sono più interessati a trovare un accordo che a risolvere un problema. 
Questo accade in gruppi molto coesi, dove si cerca di evitare conflitti e c'è molto rispetto tra i componenti.
Il pensiero di gruppo si manifesta dove:

  • i componenti hanno un'alta autostima e credono di essere superiori a livello mentale;
  • si cerca di non soffermarsi troppo sui segnali critici ;
  • si crede negli stereotipi mentre si pensa ad altri gruppi o altre persone;
  • si tengono per sé dubbi, a favore delle opinioni del leader o della maggioranza:
  • si tende ad essere troppo ottimisti sui risultati delle proprie scelte;
  • non si tengono molto in considerazione i piani alternativi in caso di imprevisti;
  • ci sono persone che cercano di proteggere le opinioni dominanti, rinforzando la propria autostima e contrattaccando le opinioni contrastanti.
Con il pensiero di gruppo, un individuo può ritrovarsi a fare delle scelte che si scontrano con le proprie credenze etiche a causa di leader autoritario.

Il gruppo in condizione di incertezza

Il fenomeno di "pensiero di gruppo" è rilevante quando il gruppo deve prendere una decisione incertamente, quindi dove bisogna valutare i rischi. La decisione viene presa dalla propensione del decisore di rischiare.
In alcuni casi le decisioni di gruppo sono più prudenti di alcune decisione che si sarebbero potute prendere individualmente, perché c'è un confronto con altre persone e si arriva ad una decisione conservativa, intermedia e più ponderata (spostamento conservativo di gruppo).
In altri casi il gruppo decide per soluzioni più rischiose che non avrebbero scelto individualmente, solo perché i membri hanno bisogno di emergere, e quindi propongono soluzioni più rischiose. Questo viene fatto perché la responsabilità in gruppo è distribuita fra i vari membri e quindi gli individui si sentono meno responsabili.

Inerzia di gruppo e conformismo

La distribuzione della responsabilità tra i membri, può portare i componenti a fare decisioni più radicali del solito o a astenersi dalle decisioni del gruppo. Nei casi in cui prevale l'incertezza i gruppi fanno uso di una persona prendendola come esempio, per capire se si sta facendo la cosa giusta o no: questo fenomeno è chiamato conformismo. Un esempio è l'inibizione, dove anche degli sconosciuti vengono chiamati a intervenire in casi di emergenza. Questa nuova presenza influenza i componenti del gruppo a non agire per due ragioni:
  1. La diluizione della percezione della propria responsabilità, ogni individuo di chiede perché deve intervenire proprio lui;
  2. L'incertezza: i membri cercano risposte negli altri membri ma nessuno interviene quindi si tende a seguire il comportamento degli altri.

La deriva sociale

La deriva sociale è un fenomeno dovuto all'anonimato del gruppo e al basso senso individuale di responsabilità.
É stata studiata dallo psicologo Maximilien Ringelmann, che ha scoperto che più aumentano i componenti del gruppo più le persone al suo interno si impegnano nello svolgimento di un compito.
Questo fenomeno ha diverse cause:
  • La tendenza di prendere esempio dal meno produttivo del gruppo ed essere demotivato da quest'ultimo 
  • La difficoltà di coordinare gruppi numerosi. É stato studiato che la produttività dei gruppi numerosi aumenta quando i membri non sono a diretto contatto.
  • La difficile identificabilità dell'apporto del singolo individuo e l'indistinta distribuzione dei meriti, che porterà alla demotivazione dei membri.
Per limitare la deriva sociale il leader deve assegnare responsabilità non solo al gruppo ma anche al singolo individuo, così deve anche fare con la distribuzione dei meriti.

Il sociogramma di Moreno

Il sociogramma di Moreno é un tipo di questionario, usato nelle scienze dell'educazione e nelle analisi sociali. Questo serve ad analizzare il ruolo di un individuo nel gruppo, fornendo informazioni sul gruppo e distinguendo tra i vari membri il leader e gli emarginati. 

Questo metodo può essere utilizzato solo in gruppi minori, fornendo un questionario ai membri del gruppo per capire le relazioni tra loro. 
Il fine di questo metodo è di evidenziare la struttura psicosociale dei gruppi e di trascriverla in maniera oggettiva.

"Le mosche del capitale" di P. Volponi

Paolo Volponi era uno scrittore, intellettuale e senatore italiano. Egli credeva nella possibilità di uno sviluppo equo e umana nella società industriale, contro le tendenze alienanti del capitalismo e del liberismo. 
La sua scrittura si fa negli ultimi anni sempre più senza speranza nel cambiamento in cui aveva sempre creduto.
"Le mosche del capitale" è il suo ultimo romanzo, che dedicò a Adriano Olivetti, un industriale con cui si incontrò.
La storia è ambientata all'incirca negli anni 70-80 ed è autobiografica. 
Il protagonista è la raffigurazione dell'autore, un abile dirigente industriale nella Direzione Generale del personale che crede nella possibilità del cambiamento di alcuni meccanismi interni della società, il cui unico scopo è il guadagno. Nel romanzo i dirigenti che avevano un'idea diversa dalla sua, infatti vengono paragonati a delle mosche che aleggiano attorno al capitale. 
Il romanzo narra come una società orientata solo al profitto, degradi i valori umani e morali delle persone, riducendo le relazioni e portando alla disumanizzazione.












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